Come funziona la “nuova” università di Milano

Come tutti sapete, l’Università degli Studi di Milano si avvia alla ricostituzione di tutti gli organi accademici. Infatti, dopo oltre un anno di faticosa gestazione (dalla legge 240/2010), ad aprile è finalmente entrato in vigore il nuovo Statuto, sbloccando la vita dell’Università, rimasta col fiato sospeso.
Il pezzo piú importante è stato inoltre portato a compimento nel CdA del 24 aprile, che ha approvato la costituzione dei nuovi 31 dipartimenti dell’ateneo, in cui vengono accorpate e riorganizzate le vecchie strutture didattiche e di ricerca: saranno il fondamento della nuova organizzazione dell’Università.
Con questo articolo cercheremo di spiegare quelle che sono secondo noi le principali novità e come funzionerà l’ateneo, dal punto di vista degli studenti e con un occhio particolare alle funzioni della rappresentanza studentesca.

Il cuore dell’ateneo sono ora i dipartimenti, responsabili sia della ricerca sia della didattica, in tutti i loro aspetti: non ci devono essere scaricabarile fra strutture analoghe o a diversi livelli, come in passato; deve essere chiaro a chi vanno meriti e colpe. Questa è a nostro avviso l’unica vera novità della legge 240. Il dipartimento è costituito fondamentalmente da un insieme di docenti che lavorano insieme su tematiche affini; ha un direttore ed è gestito collegialmente dal Consiglio di dipartimento, di cui fanno parte anche le altre componenti che fanno riferimento al dipartimento, come il personale tecnico-amministrativo e naturalmente i rappresentanti degli studenti, che qui – alla base – per lo piú operano.
Il dipartimento decide quindi quasi tutto ciò che lo studente vive quotidianamente: gli esami che costituiscono un corso (l’ordinamento e il manifesto del corso), il programma e i metodi di insegnamento, i docenti di ciascun corso, i tutorati e gli altri interventi d’aiuto, l’organizzazione degli orari e delle aule, i regolamenti del corso e la carriera degli studenti, la gestione degli spazi fisici (ad esempio, la sistemazione di un laboratorio), qualsiasi problema si venga a creare nei corsi (se un docente commette abusi, il direttore dovrebbe intervenire).
Uno strumento molto importante che gli studenti avranno in ciascun dipartimento è la commissione paritetica. Nella commissione, che può anche essere presieduta da uno studente, i rappresentanti degli studenti potranno ottenere dall’università tutti gli elementi necessari per valutare la qualità della didattica e dei servizi collegati (che talvolta sono “segreti”), mettere in discussione problemi specifici (spesso nascosti sotto il tappeto), arrivare a delle conclusioni concrete insieme ai docenti in una discussione seria (perché democratica e ristretta) e poi formulare proposte agli organi competenti, prima di tutto il dipartimento stesso.
Nota incidentale per i pignoli. La nostra è un’università enorme e multidisciplinare e anche i corsi di studio sono tali, perciò sono relativamente pochi i dipartimenti che gestiscano per intero un corso (ad esempio, fisica il dipartimento di fisica, storia il dipartimento di storia). Per semplificare, tuttavia, di quasi tutti i corsi si è comunque individuato un dipartimento responsabile, andando a vedere chi piú lavora per quel corso: questo banalmente significa che le decisioni vanno approvate solo in quel dipartimento. Perché tutti i docenti partecipino collegialmente alla gestione di tutti i corsi in cui insegnano, però, sono state create delle specie di commissioni (di natura poco chiara) chiamate collegi didattici, i quali rispondono al dipartimento responsabile e hanno professori da tutti i dipartimenti piú un coordinatore, nonché ovviamente i rappresentanti degli studenti eletti in tutti i dipartimenti che studiano in quel corso: sono quindi confrontabili coi vecchi CCD (Consigli di Coordinamento Didattico). Questo livello aggiuntivo ha purtroppo subito un livello ulteriore di complicazione nel caso di alcuni corsi particolarmente complessi, come Scienze politiche o Giurisprudenza, che non avranno un dipartimento di riferimento ma una serie di dipartimenti (tutti quelli della facoltà), e quindi saranno particolarmente numerosi e dovranno far approvare ogni cosa da tutti tali dipartimenti. È peraltro poco chiaro come si differenzieranno dai comitati di direzione delle medesime facoltà.

I dipartimenti che gestiscono corsi di laurea insieme collaborano ufficialmente nel Comitato di direzione della Facoltà o Scuola. Le Facoltà, nel vecchio senso del termine, sono morte, perché è soppresso il Consiglio di Facoltà e quindi il Preside che lo presiedeva: questa è l’altra faccia della medaglia del rafforzamento dei dipartimenti; organi composti da 600 o anche 800 persone, come capitava da noi, sono ovviamente inutili e dannosi, non possono funzionare e sono solo foglie di fico per decisioni prese altrove da persone che non se ne prenderanno la responsabilità.
Il comitato di direzione è costituito dai direttori dei dipartimenti raccordati, dai rappresentanti degli studenti e da un po’ di altre persone elette secondo il regolamento di facoltà. È il luogo dove si possono affrontare ufficialmente questioni che riguardano piú dipartimenti, nonché gestire servizi comuni; non è peraltro l’unico. Ad esempio, il comitato può dare un parere su un esame di fisica nel corso di matematica, o può gestire del personale che verifichi alcuni aspetti burocratici dei corsi di tutti i dipartimenti; può gestire gli orari delle aule o i laboratori di informatica, che però possono anche essere affidati a centri di servizio anche “multi-facoltà” come nel caso del CSD a Città Studi e del SIPU (Bronxlab e Manhattan Lab) in Festa del perdono.
Alcuni studenti eletti nel comitato di direzione (i piú votati), inoltre, vanno anche a formare la Conferenza degli studenti insieme ai colleghi di tutte le altre Facoltà e Scuole. La CdS è l’organo supremo della rappresentanza studentesca a livello d’ateneo, dove gli studenti sono pienamente autonomi e possono quindi affrontare tutti gli argomenti che ritengono importanti, formulando delle proposte cui gli organi di governo sono tenuti a rispondere.

L’organo di governo centrale di tutto l’ateneo, da cui dipendono tutti i dipartimenti, è il Consiglio d’amministrazione. Il CdA controlla l’amministrazione dell’Università, ne stabilisce tutti gli indirizzi strategici, controlla le entrate e le spese, ha l’ultima parola su tutte le delibere piú importanti dei dipartimenti (in particolare l’assunzione di nuovi professori e l’attivazione o disattivazione dei corsi di laurea).
È composto dal rettore, da otto persone elette dal Senato accademico fra cui quattro cosiddetti “esterni” e naturalmente da due rappresentanti degli studenti. Il rettore lo presiede, cosí come conserva tutti i poteri che aveva in precedenza. Peraltro, nel 2012 sarà usato per la prima volta il nuovo sistema di elezione del rettore stabilito nel 2008, in cui anche tutti i rappresentanti degli studenti dell’ateneo partecipano alle elezioni.
Il nuovo CdA, almeno a livello puramente teorico, avendo dei membri auspicabilmente competenti ma soprattutto delle responsabilità chiare e una dimensione ragionevole, dovrebbe riuscire a essere davvero autonomo e incisivo (anche nella sua componente studentesca), al contrario dei ridondanti organi accademici a cui siamo abituati, incapaci di decidere alcunché se non la ratifica di decisioni già prese da pochi nelle segrete stanze dell’ateneo.
Per gli studenti, il potere piú interessante del CdA, a parte quello (raro) di aprire e chiudere dipartimenti e corsi di laurea, è naturalmente quello di determinare le tasse e i contributi universitari nonché tutti gli investimenti in servizi agli studenti. La differenza rispetto al passato è che controllerà non solo le entrate ma anche (tutte) le uscite, mentre prima era vincolato al Senato accademico; infatti, il Senato poteva decidere la moltiplicazione dei corsi e delle assunzioni senza alcun criterio e quindi costringere il CdA a recuperare i soldi necessari ad esempio alzando le tasse, mentre le due cose vanno ovviamente considerate insieme e bilanciate per ottenere la massima qualità ed efficacia della didattica e della ricerca, dove l’efficacia comprende anche la realizzazione del diritto allo studio, come affermato dal nuovo Statuto.
La componente del diritto allo studio in senso piú stretto, cioè di applicazione delle leggi nazionali secondo il riferimento regionale per fornire borse di studio per reddito, mense ecc., resta naturalmente del CIDiS (Consorzio Interuniversitario per il Diritto allo Studio), che si occupa fra l’altro anche della Bicocca. Il CIDiS, per via di un’altra legge, ha dovuto ridurre la numerosità del proprio CdA, dove quindi ci sarà un solo studente (su 5 membri), eletto dai 7 rappresentanti degli studenti in Consiglio di indirizzo, 3 dei quali della Statale.

Il Senato accademico è l’altro organo di governo centrale. Non è piú (auspicabilmente) il luogo della spartizione fra le facoltà. È composto secondo criteri di rappresentanza scientifica di tutte le aree disciplinari dell’ateneo e comprende (su 35 membri) 5 studenti, un dottorando e 4 rappresentanti del personale. Approva tutti i regolamenti, compreso quello didattico, inoltre assiste e completa il CdA formulando, anche per ciò su cui non decide, pareri e proposte scientifici ma anche “politici”, nel senso che rappresentano il punto di vista della comunità universitaria in tutte le sue componenti. Infatti, fra i suoi compiti ha anche quello di eleggere gli 8 componenti del CdA ed eventualmente di “sfiduciare” il rettore.
Con tutta probabilità, il Senato manterrà un ruolo centrale in molti degli aspetti della didattica dell’ateneo, esercitando in particolare una certa supervisione sui dipartimenti. I rappresentanti degli studenti in Senato continueranno quindi a essere il principale strumento e aiuto dei rappresentanti degli studenti nei corsi di laurea, aiutandoli e coordinandoli dove il lavoro al livello locale non è sufficiente a perseguire gli obiettivi degli studenti.

Nel nuovo Statuto è inoltre introdotta la figura del garante degli studenti. Il garante degli studenti, già sperimentato a Scienze politiche nel mandato 2009-2012, diventa una figura istituzionale riconosciuta e permanente, che garantisce indipendenza e spazio di manovra per combattere ogni tipo di abuso e sollevare ogni tipo di problema quando le vie ordinarie falliscono.
Ogni studente potrà ricorrere al Garante presentando un esposto contro qualsiasi componente dell’Università (ad esempio un docente o un ufficio) che a suo avviso non abbia rispettato la legge, i regolamenti o in generale i propri doveri. Il Garante, garantendo l’anonimato dello studente, che non avrà quindi da temere ritorsioni, avrà quindi gli strumenti per indagare e accertare l’abuso e per portarlo all’attenzione del responsabile (che può essere ad esempio il rettore, il direttore generale o il direttore di dipartimento), il quale non potrà ignorare la segnalazione e inoltre avrà degli elementi concreti su basarsi. Anche i rappresentanti degli studenti, spesso ostacolati da alcune componenti nell’esercizio dei loro compiti, potranno ricorrervi.
Il Garante aiuterà a demolire quella che è la principale difesa degli abusi in Università (come ovunque), cioè l’omertà e la paura, semplificando peraltro le procedure ed evitando gli scaricabarile fra i troppi soggetti che teoricamente dovrebbero o potrebbero intervenire in certi casi.
Oltre al Garante, per legge è stato costituito il CUG (Comitato Unico di Garanzia), che sostituisce sia il CPO (Comitato Pari Opportunità) sia il Comitato anti-mobbing e si occuperà anche degli studenti, con dei rappresentanti degli studenti al proprio interno.

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